Cristina Del Prete Caiazzo avrebbe istigato il figlio, anche lui in manette insieme con due complici
I militari della compagnia dei carabinieri di San Donato Milanese, hanno arrestato quattro persone ritenute responsabili dell’omicidio di Saverio Luca Verrascina (questo il cognome corretto), ucciso da due colpi di pistola davanti alla propria abitazione lo scorso 10 gennaio a San Giuliano Milanese in via Dei Mille. La mandante dell’omicidio sarebbe una donna, Cristina Del Prete Caiazzo, 59 anni, di una famiglia di Torre Annunziata, già indagata per associazione a delinquere di stampo camorristico: è stata arrestata con il figlio Carlo Caiazzo e altri due, Maurizio Lamanuzzi e Armando Esperto, mentre un quinto complice, Jean Jannaccio, è stato arrestato con l’accusa di lesioni gravissime e sequestro di persona per aver partecipato, con la vittima, alla spedizione punitiva che fu all’origine del delitto, due giorni prima. Un altro, Salvatore Pirone, è stato arrestato per il possesso illegale di armi.
IL PESTAGGIO – Secondo le indagini dei Carabinieri, che si sono incrociate con quelle, già in corso, della Squadra mobile di Como su un traffico internazionale di droga, Verrascina, con Jannaccio, aveva sequestrato e picchiato, due giorni prima, L’autore materiale del delitto, Giuseppe Pellettieri, 24 anni, arrestato poco dopo l’omicidio e legato da rapporti di parentela ai Caiazzo, per punirlo per uno sgarro: da due anni Pellettieri era debitore di 4mila euro per aver comperato un chilogrammo di hashish. Il ragazzo era stato prelevato a casa da Verrascina, ritenuto un picchiatore, e da Jannaccio, davanti a moglie e figli, portato in un luogo appartato e pestato pesantemente, tanto che rischiò di perdere un occhio. Uno sgarro che la famiglia Caiazzo, originaria di Torre Annunziata, e ritenuta legata al clan camorristico dei Gionta, non poteva lasciare impunito.
«SAI COM’E’ FATTA MAMMA…» – A spingere il figlio Carlo Caiazzo alla vendetta era stata la 59enne Cistina Del Prete, che non poteva tollerare una macchia nell’onore della famiglia. «Figlio mio tu sei stato minato nell’onore, perché si rispetta il cane per rispettare il padrone», aveva detto la donna, già indagata per associazione di stampo camorristico, al figlio, titolare di una carrozzeria a Cerro al Lambro, riferendosi al pestaggio del cognato 24enne. «Sai come è fatta mia mamma…», si era giustificato Caiazzo al telefono con un altro indagato, mentre organizzava il blitz punitivo nei confronti di Verrascina.
L’ESECUZIONE – I quattro uomini, quindi, a cui è contestato l’omicidio volontario con il dolo eventuale come alla Del Prete, erano andati a San Giuliano per accompagnare Pellettieri – ancora malconcio dopo il pestaggio – e lo stesso Pellettieri aveva fatto fuoco sei volte, colpendo Verrascina a una gamba e, mentre fuggiva, alla schiena con un colpo di pistola calibro 22 che gli aveva perforato un polmone, uccidendolo. Pellettieri era stato individuato grazie alle telecamere di sicurezza di uno stabile e aveva confessato il delitto, attribuendosene tutta la responsabilità. Confessò di aver gettato in un canale la calibro 22, arma del delitto. Ad Esperto, invece, sono state trovate due pistole e un mitragliatore Kalashnikov. Corriere.it