Il processo Grimilde contro la ‘ndrangheta torna a casa. Dopo la conclusione del rito abbreviato di Bologna, con condanne per oltre 260 anni di carcere a 48 imputati, è iniziato a Reggio Emilia il rito ordinario, che vede alla sbarra 22 persone. Tra loro l’imprenditore Claudio Roncaia, titolare della Riso Roncaia di Castelbelforte che è accusato, insieme al socio Massimo Scotti, di truffa ai danni dell’Unione Europea.
Stando alle accuse nel 2015 avrebbero ricevuto un finanziamento dall’Europa in cambio della fornitura di diverse tonnellate di riso. E quindi avrebbero ottenuto un proroga sui tempi della fornitura con presunti atti falsi. I due sarebbero anche stati vittime di estorsione. Con Roncaia altri tre mantovani a giudizio: Francesco Paolo, Giuseppe e Pietro Passafaro. Tutti residenti a Viadana, sono accusati di aver fatto da prestanome per conto della cosca Grande Aracri. E proprio le attività illecite dei Grande Aracri di Cutro, con riferimento in questo caso ai loro interessi nella Bassa reggiana sono al centro del processo.
Figure chiave dell’inchiesta sono Francesco Grande Aracri, fratello del boss Nicolino, e i suoi figli Paolo e Salvatore (quest’ultimo già giudicato in abbreviato e condannato a 20 anni) accusati con gli altri imputati (tra cui l‘ex presidente del consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso; anche per lui 20 anni) di una serie di reati come estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. In aula, davanti alla corte presieduta dal giudice Simone Medioli Devoto, hanno assistito all’udienza cinque imputati, tra cui Francesco e Paolo Grande Aracri (in collegamento dalle carceri dove sono rinchiusi) e Omar Costi, imprenditore oggi agli arresti domiciliari dopo la condanna emessa nei suoi confronti in Aemilia. Le parti civili sono in dettaglio: lo Stato, la Regione, Libera, Cgil, Cisl e Uil regionali, le camere del lavoro territoriali di Reggio Emilia e Piacenza e i comuni di Brescello, Reggio e Piacenza. Prossima udienza l’8 febbraio.— Rossella Canadè, la Gazzetta di Mantova