I carabinieri trovano sette persone all’interno nonostante i divieti per il Covid. L’esercizio è gestito da Mimmo Vottari, pregiudicato e leader del gruppi di tifosi «Black devil». Nel 2018 una bomba carta era esplosa contro una vetrina
I carabinieri di Solaro hanno chiuso per cinque giorni in violazione delle norme anti Covid il lounge bar «Black Devil» gestito dal capo ultrà rossonero, e pregiudicato, Domenico «Mimmo» Vottari, 52 anni. Domenica sera, 28 marzo, alcuni residenti della zona hanno chiamato il 112 segnalando la presenza di clienti nel locale di via Pertini a Solaro. Una volta arrivati nel lounge bar, i carabinieri hanno trovato sette clienti che bevevano all’interno del locale insieme alla titolare 46enne, italiana (anche se il bar è formalmente gestito da Vottari). Per questo gli investigatori hanno disposto la chiusura del locale per 5 giorni e la multa di 400 euro a tutti i clienti per non aver rispettato le norme sanitarie.
Vottari, in passato, ha scontato 16 anni di carcere per omicidio. La vicenda risale al dicembre del 1990 quando era stato assassinato per una questione di droga, Mauro Telò. Mimmo Vottari aveva prima tentato di uccidere altri due pusher e poi ha studiato un piano per colpire un sottoufficiale dell’Arma. Piano saltato solo perché nel frattempo erano arrivate le manette. Nel 2011 l’arresto per droga nell’operazione «Marcos». Il suo nome era comparso anche in inchieste recenti per rapporti con il capogruppo di Forza Italia a Senago, Domenico Zappani. Poi il suo nome era balzato alle cronache in occasione dell’agguato a Enzo Anghinelli, ferito gravemente a colpi di pistola nell’aprile 2019 in via Cadore a Milano. Agguato sul quale la vittima è sopravvissuta per miracolo e sul quale le indagini della squadra Mobile non sono ancora riuscite a fare luce.
Anghinelli, condannato per traffico di droga, infatti, era uno dei frequentatori dei Black Devil, oltre che amico personale del 52enne. Nel 1989 uno zio, Giovanni Vottari, fratello del padre Giuseppe, era stato ucciso da uomini delle cosche a Limbiate. La sua famiglia d’origine, proveniente da San Luca in provincia di Reggio Calabria, è considerata legata alle cosche della ‘ndrangheta. Tuttavia Vottari ha giurato, in più di un’intervista, di non avere più nulla a che fare con il mondo della malavita, con le cosche della ‘ndrangheta, e anzi ha abbandonato (prima ovviamente dello stop al tifo imposto dal Covid) il suo posto al primo anello blu della tifoseria rossonera. Gli investigatori, negli scorsi anni, avevano «fotografato» un suo tentativo di scalata ai vertici della Curva Sud milanista, guidata dal pregiudicato Luca Lucci, che però si era concluso con la ritirata di Vottari e del suo gruppo. Nel novembre 2018 una bomba carta era esplosa nella notte davanti al locale danneggiando una vetrina e parte del controsoffitto. Cesare Giuzzi, Corriere.it