Giovanni Luce, che non ha ceduto alle richieste di denaro e si è subito rivolto ai carabinieri, ha visto alcune proprietà distrutte da incendi dolosi, tra cui la sede della sua società immobiliare
Un incubo ad occhi aperti fatto di ingenti richieste di denaro e attentati incendiari, con una chiara matrice di tipo mafioso. A viverlo l’imprenditore sangiulianese Giovanni Luce, originario di Gela, titolare della Luce Immobiliare. L’uomo, tuttavia, non si è mai piegato alle minacce e si è subito rivolto ai carabinieri che, nella notte tra martedì 4 e mercoledì 5 febbraio, hanno arrestato tre persone ritenute responsabili della tentata estorsione e degli incendi dolosi.
In manette sono finiti S.R. di 39 anni, gelese di origine ma residente a Busto Arsizio, per il quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere; C.R. 47enne di Melegnano, che è finito agli arresti domiciliari, e V.B., 52 anni, anch’egli gelese di origine ma residente a San Donato, rintracciato a Occhiobello in provincia di Rovigo e posto agli arresti domiciliari. Le indagini, coordinate dalla Procura di Lodi, sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di San Donato, in collaborazione con i colleghi della Tenenza di San Giuliano.
Tutto ha avuto origine il 14 marzo del 2019 quando la sede del Gruppo Luce, sita in via Cechov, è andata a fuoco a seguito di quello che agli inquirenti è subito parso essere un rogo di matrice dolosa. Pochi giorni dopo, il 2 aprile, un uomo a volto scoperto ha avvicinato Giovanni Luce, esigendo da lui il pagamento di 150mila euro entro quindici giorni. Lo sconosciuto si è presentato come emissario della “Stidda”, una organizzazione criminale di stampo mafioso nata da una “costola” di Cosa Nostra. L’imprenditore, però, si è ben guardato dal pagare, decidendo invece di denunciare tutto ai carabinieri, che hanno avviato le attività di indagine.
Il mancato accoglimento della richiesta di denaro ha però successivamente causato serie conseguenze per Giovanni Luce. Nella notte del 27 maggio, infatti, due camion per il movimento terra sono stati dati alle fiamme all’interno di un cantiere edile di via Gorizia, dove Luce Immobiliare stava realizzando degli appartamenti, causando danni per circa 300mila euro. Quindi, il 4 giugno, in un altro cantiere di via Gogol, è stato incendiato un container adibito ad ufficio vendite. Anche in questi casi i carabinieri hanno trovato in loco elementi utili a identificare la matrice dolosa dei roghi come taniche di benzina e bombolette di gas usate come accelerante. Nei mesi successivi le indagini non si sono mai arrestate e alla fine, grazie anche alla costante collaborazione di Giovanni Luce, sono stati eseguiti i tre fermi…. 7 Giorni