Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, su richiesta dello stesso magistrato inquirente.
Con l’accusa di aver redatto un “falso verbale fornendo ausilio nell’occultamento delle quote riconducibili a Gianluigi Sarcone” il professionista reggiano era stato indagato dalla procura di Bologna nell’ambito dell’inchiesta “Perseverance” contro la ’ndrangheta emiliana solo in relazione al rogito di atti societari.
«Anche se non posso nascondere come la vicenda abbia rappresentato un fardello dal punto di vista personale, per il carico emotivo che sospetti del genere possono rappresentare, non ho mai dubitato che si sarebbe arrivati a una conclusione positiva della questione, consapevole di aver agito nel rispetto della legge – commenta Giovanni Aricò –. Ringrazio sia gli inquirenti, che hanno compreso sin da subito la mia estraneità ai fatti, sia il mio avvocato, Silvia Piccinini, che ha seguito la vicenda con scrupolo».
L’operazione “Perseverance” ha riguardato 29 indagati e nove persone arrestate su ordine della Dda sull’asse Reggio-Modena, tra i quali spiccavano due figure: il 59enne Giuseppe Sarcone Grande e il 35enne Salvatore Muto.
L’ultimo dei fratelli Sarcone era finito nel mirino in quanto ritenuto il prestanome di numerose attività economiche dislocate nelle province di Modena e Reggio Emilia, come sale scommesse (come la società Atlantic City, che puntava a una sala Vlt anche a Reggiolo), carrozzerie, autofficine e società immobiliari.
Attività usate come “scudo” per il patrimonio della famiglia, secondo gli inquirenti, con la presunta compiacenza di professionisti per i passaggi formali di intestazione delle società.
A dare notizia dell’archiviazione è stato il Consiglio Notarile di Reggio Emilia, che ha espresso viva soddisfazione.
«Il notaio ha sin da subito prestato la massima collaborazione, rendendo anche le informazioni tecniche utili a inquadrare correttamente il magistero reso – ha dichiarato la presidente del consiglio notarile, Maura Manghi –. Giovanni Aricò era stato coinvolto nelle indagini solo in relazione ad atti societari rogitati, attenzionati dalla Dda in quanto in ipotesi ascrivibili a tentativi di infiltrazione di alcuni esponenti della ’ndrangheta sul territorio: ipotesi investigative rispetto alle quali il dottor Aricò è risultato completamente estraneo. Aspettavamo tutti un tale esito, conoscendo il dottor Aricò quale professionista serio, esimio giurista e persona estremamente corretta». Gazzetta di Reggio