Il maxi processo di Catanzaro e il ruolo dell’imprenditore attivo nel parmense nell’impiantistica alimentare
Gigliotti “deve essere considerato a tutti gli effetti un partecipe alla consorteria mafiosa”. Un imprenditore “colluso, in grado di negoziare con i membri della cosca, ai quali soggetti plenipotenziari si rivolge in posizione di sostanziale equivalenza”.
Lo si legge nelle motivazioni del processo Stige istruito dalla Dda di Catanzaro che in Calabria ha già portato alla condanna a 10 anni per associazione mafiosa dell’imprenditore attivo nel parmense nell’impiantistica alimentare.
Secondo il giudice, nel tempo sono stati pattuiti “accordi con i vertici della cosca cirotana mettendo a disposizione dell’organizzazione somme di denaro, impiegando nelle proprie aziende forza lavoro proveniente dai ranghi del sodalizio, impegnandosi a realizzare ulteriori attività imprenditoriali funzionali ai disegni criminosi del clan, accrescendo contemporaneamente sia il proprio patrimonio che quello di tutta la consorteria”.
Gigliotti aveva assunto Vittorio Farao, figlio del capoclan Giuseppe, e Aldo Marincola in alcune delle tante società da lui controllate.
Erano continui i contatti di Gigliotti, come hanno svelato le intercettazioni telefoniche e ambientali, con esponenti di rango della cosca cirotana di ‘ndrangheta Farao-Marincola, decisa a espandere il proprio potere criminale dalla Calabria al Nord.
Emergono le frequentazioni con Vito Castellano e Vittorio Farao, ma anche Martino Cariati e Giuseppe Spagnolo per il quale avrebbe ampliato e ristrutturato un lido balneare a Cirò Marina.
“… io parlo a nome di tutti noi che siamo tutti una famiglia… Noi vogliamo che tu lavori e che stai bene, perché se stai bene tu, fai stare bene anche gli altri…” diceva Vito Castellano intercettato nel 2016. Ed è lo stesso Gigliotti che, pochi mesi dopo, nel corso di un incontro a Torretta di Crucoli, ricorda agli uomini del clan che lui “per questi signori qua” aveva versato in un anno 384mila euro.
Pertanto Gigliotti, già proprietario della Gf Nuove Tecnologie, scrive il Gup, era “imprenditore protetto e asservito al sodalizio criminale, assolutamente intraneo alle dinamiche criminali”.
Gigliotti, originario di Torretta di Crucoli, nel corso degli anni a Parma ha creato una serie di aziende divenute punto di riferimento nella manutezione dell’impiantistica alimentare.
Attualmente è libero ma con il divieto di dimora in Calabria. La Repubblica di Parma