Dopo 28 mesi è tornato in carcere Franco Gigliotti. La Guardia di Finanza lo ha arrestato nell’ambito dell’operazione Work in progress scattata questa mattina. I militari lo hanno raggiunto nella sua abitazione e subito dopo sono iniziate le perquisizioni. Nato in provincia di Crotone, Gigliotti si è trasferito a Parma negli anni Novanta e qui ha fondato la GF Nuove Tecnologie divenuta nel tempo un punto di riferimento nel settore dell’impiantistica alimentare. Nel gennaio 2018 è stato arrestato dalla Dda di Catanzaro (operazione Stige) e successivamente è stato condannato in primo grado condannato in primo grado dal Tribunale di Catanzaro per il reato di associazione mafiosa in quanto organico alla cosca di ‘ndrangheta Farao-Maricola.”Gestiva trattative importanti anche in relazione a compravendita delle aziende del suo gruppo, nonostante la misura cautelare in corso”
“Gli accertamenti investigativi effettuati hanno permesso di appurare l’esistenza di un collaudato e articolato sistema di evasione fiscale, ruotante attorno alle figure degli indagati Franco Gigliotti e Francesco Ingegnoso, i quali, amministratori di fatto di due distinte entità consortili e delle società a esse consorziate, sono riusciti a far ottenere alle consorziate rilevanti commesse nel campo della fornitura della manodopera da parte di importanti industrie locali, grazie alla maggiore competivitià ottenuta attraverso l’abbattimento fraudolento della pressione fiscale”.
È questo, secondo la ricostruzione contenuta nell’ordinanza, il cuore dell’operazione Work in Progress che nei giorni scorsi ha riportato in carcere Franco Gigliotti e altre sei persone (tra cui Ingegnoso). In tutto 36 indagati (con oltre 120 capi di imputazione per reati tributari e fiscali) e un maxi sequestro di beni del valore equivalente di quasi 12 milioni (tra cui lingotti d’oro), fatture false per circa 60 milioni.
Una mazzata per l’erario, quindi per tutti i contribuenti, e per l’economia locale: “Il meccanismo fraudolento – sottolinea il giudice – ha cagionato un rilevante danno per le concorrenti del mercato, le quali, operando nel rispetto della normativa e nella legalità, sono costrette a sopportare dei costi ben maggiori, con conseguente impossibilità di offrire manodopera ai prezzi più vantaggiosi e assolutamente non competitivi, offerti dai predetti soggetti responsabili dell’utilizzo di stratagemmi fraudolenti. Danno che non solo incide sul mercato alterando il sistema della concorrenza ma anche sulla singola società che sopportando i reali costi ha una prospettiva di sopravvivenza a breve termine”.
Nelle quasi 800 pagine dell’ordinanza gli inquirenti (l’operazione è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Parma su coordinamento della Procura, pm Paola Dal Monte) per due anni hanno studiato bilanci societari, analizzato fatture, ascoltato intercettazioni e alla fine tirato le fila di un sistema complesso di decine di imprese, società cartiere, prestanome. Un universo che ruotava attorno a Gigliotti, direttore d’orchestra della GF Nuove Tecnologie di Parma, la “casa madre”.
Ovvero la società consortile che opera sostanzialmente come intermediario nel settore della metalmeccanica stipulando contratti di appalto di manodopera – riporta l’ordinanza – con grandi società clienti (locali e nazionali, ndr) che necessitano di manodopera sia per la fabbricazione di macchinari sia per la manutenzione di apparatin produttivi.
Le prestazioni, generalmente, si sostanziano nell’utilizzo dei lavoratori in forza alle società consorziate presso gli stabilimenti dei clienti.
La consortile GF Nuove Tecnologia ha alle proprie dirette dipendenze una media annua di 20 lavoratori, in genere impiegati amministrativi e addetti alla segreteria, e “rivolge il proprio fatturato attivo a grandi aziende del parmense utilizzando, di fatto, la manodopera dei lavoratori formalmente assunti nelle società consorziate”.
“L’utilizzo di manodopera offerta da società consorziate responsabili di evadere le imposte mediante vari artifici fiscali (annotazione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione di imposte) fa sì che la GF sia più competitiva nel mercato, offrendo l’opera di lavoratori qualificati a un costo più conveniente per le società committenti, le quali oltre ad ottenere un vantaggio in termini di esborso finanziario, godono in tal modo di un vantaggio operativo legato alla possibilità di utilizzare la forza lavoro all’occorrenza, senza incorrere nelle criticità correlate alla gestione del personale dipendente (ferie, assenze per malattie, vertenze sindacali, etc.)”.
Ma come riusciva Gigliotti, arrestato il 9 gennaio 2018 in una operazione contro la ‘ndrangheta, a continuare a gestire il suo impero?
L’imprenditore, 51 anni, ha subito una misura restrittiva in carcere dal 9 gennaio al primo giugno 2018 e poi al 29 dicembre 2018 agli arresti domiciliari a seguito dell’operazione Stige della Dda di Catanzaro. La condanna in primo grado a dieci anni per associazione mafiosa (‘ndrangheta) è stata emessa a settembre 2019.
Se prima dell’arresto era lui il rappresentante legale e amministratore unico, tre giorni dopo l’arresto il comando formale passa di mano prima a uno poi ad altri due soggetti ma il cerchio si chiude nel novembre 2018 quando Gigliotti torna a ricoprire l’incarico di amministratore unico della GF Nuove Tecnologie, costituita nel 2007 con sede legale in via Monte Sporno e altri due luoghi di esercizio a Parma in via Budellungo e in via Monte Navert.
Il 25 ottobre 2018, durante una perquisizione nell’abitazione parmigiana di Gigliotti, saltano fuori appunti manoscritti “nei quali erano evidenti le sue scelte e le sue decisioni circa il futuro del gruppo societario appartenente alla GF Nuove Tecnologie, ovvero nuove società consorziate da costituire, soggetti a cui affidare la carica di rappresentante legale e la relativa retribuzione da riconoscere loro, il luogo in cui i dipendenti delle società consorziate avrebbero dovuto lavorare, che hanno in sostanza “attestato la sua centralità e il suo potere direttiva nella gestione della GF e delle sue società consorziate”.
Una centralità confermata anche dalle intercettazioni telefoniche. Emerge ad esempio da alcune conversazioni agli atti dell’inchiesta come nel giugno 2018 l’imprenditore avesse contattato il rappresentante di una importante impresa di Parma al fine di contrattare l’eventuale cessione del Gruppo GF.
“Appare pertanto evidente che Gigliotti gestiva trattative importanti anche in relazione a compravendita delle aziende del suo gruppo, nonostante la misura cautelare in corso” scrive il Gip. È lo stesso Gigliotti a essere intercettato mentre utilizza utenze telefoniche sconosciute agli inquirenti.
Emerge dunque una continuità operativa che, secondo gli inquirenti, è stata assicurata in particolare da persone a lui vicine che “seguendo i dettami di Gigliotti, hanno gestito le aziende del Gruppo”.
I suoi appunti manoscritti hanno infatti permesso di “comprendere in modo inequivocabile che era lui a decidere in prima persona le nuove società consorziate da costituire e la loro denominazione; quali soggetti avrebbero dovuto ricoprire la formale carica di rappresentante legale delle società consorziate alla GF; la retribuzione da riconoscere ai soggetti che avrebbero assunto la carica di formali rappresentanti legali delle nuove società consorziate, ciò a testimoniare come questi fossero dei meri prestanome; gli importi delle fatture che le società consorziate avrebbero dovuto ricevere; dove i dipendenti delle società consorziate avrebbero dovuto lavorare”.
“Gli esiti delle attività di intercettazione telefonica – valuta il Gip nell’ordinanza – hanno confermato la bontà della ricostruzione investigativa, con particolare riferimento alla perfetta sovrapponibilità tra il consorzio GF Nuove Tecnologi (oggi Steel – Tech) e le società aderenti (la cui gestione e regia venivano condotte unitariamente dalle stesse persone). Le indagini tecniche hanno poi disvelato il ruolo effettivamente ricoperto dall’indagato all’interno del gruppo imprenditoriale – ovvero quello di amministratore di fatto dello stesso (mentre è emerso il ruolo di mere teste di legno dei vari amministratori di diritto) – gestito come un unicum”.
Gigliotti, pur trovandosi ristretto in custodia cautelare (dapprima carceraria e poi domiciliare) a partire dal 9 gennaio 2018, “continuava a dirigere la propria attività economica attraverso indicazioni trasmesse in prima persona (mediante ‘pizzini’ o avvalendosi di utenze sconosciute agli inquirenti)” o per mezzo di familiari e persone di fiducia a cui ha “demandato l’organizzazione del consorzio e di cui si avvaleva per proseauire nella direzione dell’attività imprenditoriale”. Repubblica