Paolo Salvaggio detto Dum Dum è stato ucciso in una sparatoria a Buccinasco: 60enne, narcotrafficante, nel 1987 era scampato a un agguato. Aveva un tumore all’ultimo stadio
I proiettili che uccidono Dum dum, uno dei narcos più importanti sulla piazza milanese, fanno molto più rumore del semplice suono di uno sparo. A Buccinasco li sentono tutti. Quando Paolo Salvaggio è a terra, con il corpo trafitto da quattro proiettili, ci sono intorno almeno una ventina di persone, immortalate da qualche foto scattata con il cellulare. Tutti aspettano i soccorsi che nonostante un disperato tentativo di rianimarlo non bastano a salvargli la vita. Il 60enne Paolo Salvaggio muore un’ora dopo all’Humanitas di Rozzano.
Sono spari che fanno rumore non solo per la caratura di Dum dum Salvaggio, ma perché sono più di trent’anni che a Buccinasco non ci sono agguati mafiosi, dai tempi seguiti all’operazione Nord Sud del pentito Saverio Morabito, della Criminalpol e del pm Alberto Nobili. Nella cittadina diventata famosa negli anni ‘90 come la Platì del Nord da più di 15 anni s’è scelta la strategia del silenzio. Silenzio assoluto. Niente più macchine che bruciano di notte, niente bombe davanti ai negozi. Niente ‘ndrangheta che «toglie il respiro» come quella raccontata dagli imprenditori edili nelle inchieste Cerberus e Parco Sud. Ma una mafia più subdola, strisciante, più attenta alla politica e all’imprenditoria, riflessiva e soprattutto «pacifica», capace di appianare i contrasti senza piombo e pallottole. Ma che guarda al bottino grosso: gli affari.
E con il cadavere a terra di Paolo Salvaggio per un po’ di affari se ne faranno pochi. Per questo i carabinieri del Nucleo investigativo, guidati da Michele Miulli, Antonio Coppola e Cataldo Pantaleo, procedono molto cauti su piste suggestive restando per ora ben ancorati alla scena del crimine. E a un dato: Salvaggio era malato di tumore all’ultimo stadio, sarebbe morto comunque nel giro di poche settimane. Cosa può aver spinto i killer (e i mandanti) ad agire in modo così fragoroso senza attendere in qualche modo il corso del tempo? Un elemento che fa pensare a una vendetta, a un odio personale che non poteva essere lavato che con il sangue.
La sua carriera era iniziata giovanissimo con l’omicidio del pugile-buttafuori Nereo De Pol, colpito a pistolettate dopo essere stato sbattuto fuori da un night a Bereguardo, nel Pavese. Era il 1978. Poi l’evasione dal carcere minorile Beccaria e l’ingresso nella malavita che conta con le prime batterie di rapine insieme ad ex del giro di Vallanzasca. Infine il grande sbarco nel mondo della droga. Non a Buccinasco ma tra il Gratosoglio e lo Stadera, storico feudo dei fratelli Mannino. Risale a quel tempo un agguato a cui miracolosamente scampa Salvaggio: nel 1987 mentre si trova in via Meda viene colpito da una raffica di piombo. Muore l’amico Eugenio Vanadia, ma Salvaggio rimane illeso. Si scoprirà che il mandante di quell’agguato era Leonardo Triglione di Rozzano e che quelle pallottole erano in realtà la risposta per una donna contesa. La donna si chiamava Giuliana ed è l’attuale compagna di Salvaggio con la quale viveva, in via Lamarmora a Buccinasco, vicino al figlio Claudio. Salvaggio era già stato sposato e aveva avuto una bambina dal precedente matrimonio. Ieri la nuova compagna e il figlio 39enne sono stati sentiti a lungo da carabinieri e magistrati.
Dum Dum ha trascorso anni in carcere, era stato messo ai domiciliari nel 2018 proprio per i problemi di salute. Ma non ha mai parlato, neanche quando il suo fidato socio, Francesco Petrelli, lo ha tradito collaborando con la giustizia. Con Salvaggio hanno trafficato droga i nomi più importanti della malavita milanese e non solo: dai Molluso ai Grifa, da Liuni a Mazzone. Come quel Francesco Orazio Desiderato, brooker gemello di Dum dum, legato al potente clan Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia). Ma anche importanti personaggi slavi e serbi da cui Salvaggio acquistava quintali di cocaina ogni mese. Dum Dum era stato coinvolto anche in un’altra indagine per omicidio. L’uccisione di un palermitano scomparso misteriosamente e di cui vennero trovati solo i resti. Ma le accuse erano poi cadute in giudizio.
Le indagini vanno avanti a passo spedito, gli investigatori della squadra Omicidi e della compagnia di Corsico hanno sequestrato i filmati delle telecamere e sono alla ricerca delle tracce dei killer. Lo scooter non sarebbe ancora stato ritrovato. Si lavora ad ampio raggio. Chi ha sparato sapeva di muoversi a Buccinasco in un contesto di forte controllo della criminalità mafiosa. Una regola che vale per tutti, anche per la criminalità straniera. Ma che potrebbe essere stata infranta da qualche gruppo «forestiero» non troppo preoccupato per le ripercussioni di spari tanto rumorosi. Cesare Giuzzi, Corriere.it