Tutti in Abbreviato tranne un solo indagato, ovvero un uomo di Bollate. I restanti 18 sospettati compariranno davanti al giudice Sofia Luigia Fioretta nell’udienza fissata per l’inizio di febbraio. L’appuntamento è con l’aula Bunker di via Guido Uccelli di Nemi a Milano. Quel giorno, i pubblici ministeri della Dda porteranno in aula il fascicolo nato dall’operazione che fu denominata “Gaia” e che aveva riguardato i locali e le discoteche del Comasco, compresa le gestione dei buttafuori delle stesse strutture finite al centro dell’indagine. L’Antimafia di Milano aveva in origine chiesto il giudizio immediato, ma le difese hanno poi preferito optare – con una sola eccezione su 19 – per il rito Abbreviato. Sul tavolo della Dda, in indagini firmate dai magistrati Sara Ombra e Cecilia Vassena, erano finite contestazioni che parlavano a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, porto abusivo di armi, ma anche di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in arrivo soprattutto dalla Spagna.
Nel mirino l’attività di spaccio, ovviamente, ma anche – come già era avvenuto per piazza Garibaldi a Cantù – la gestione dei servizi di sicurezza dei locali notturni del territorio, discoteche e pub dislocati tra Como, Erba, Cantù ma anche Monza e Milano. Secondo gli inquirenti, la ’ndrangheta controllava i locali notturni (bar e discoteche) non attraverso le proprietà delle quote, bensì con «l’imposizione di ditte di sicurezza di “copertura”, dietro le quali si sarebbero celati soggetti appartenenti alla malavita organizzata calabrese». Condotte che avevano lo scopo ovviamente di fare “business”, ma anche di ottenere fondi da destinare agli affiliati colpiti in questi anni dalle operazioni della Dda e ristretti nelle carceri della penisola: «Tutti i mesi bisogna mandare un regalo agli amici che purtroppo non ci sono più a lavorare con noi – dice un arrestato intercettato – e hanno bisogno giustamente di mangiare, no?».
Tra gli indagati ben otto figurano essere residenti in provincia di Como. A Carmelo Cristello (48 anni di Cabiate, originario di Vibo Valentia), Luca Vacca (37 anni, di Mariano Comense) e Daniele Scolari (33 anni sempre residente a Mariano Comense) – difesi dagli avvocati Simone Gatto, Lorenzo Vendola e Gino Colombo – viene contestato, con Umberto Cristello (nato a Mileto, residente a Seregno, 53 anni) l’appartenenza alla ’ndrangheta.
In totale gli indagati sono quarantotto i capi contenenti ipotesi di reato di vario tipo. Le richieste di custodia cautelare erano state chieste per 27 indagati, mentre le misure restrittive erano state concesse per 22 soggetti. Le ordinanze, nello scorso mese di giugno, erano state eseguite in buona parte della provincia di Como dagli uomini dei carabinieri della compagnia di Cantù, uniti ai colleghi di Monza, che avevano suonato ai campanelli di più abitazioni tra Mariano Comense, Cabiate, Como, Beregazzo con Figliaro, ma anche a Giussano, Seregno, Carate Brianza, Cesano Maderno e anche in Calabria. Corriere di Como
A cinque di loro, viene contestata l’associazione ‘ndranghetista, per la gestione dei servizi di sicurezza nelle discoteche del Comasco. Sono in tutto 18 gli imputati, su 19 destinatari di ordinanza di custodia cautelare per vari reati, eseguita a giugno scorso, che a inizio febbraio compariranno davanti al gup di Milano Sofia Fioretta, per essere processati con rito abbreviato. Tra questi, i cugini Umberto e Carmelo Cristello, rispettivamente 53 anni di Seregno e 47 anni di Cabiate, Davide Scolari, 32 anni e Luca Vacca, 37 anni entrambi di Mariano Comense, incaricati, questi ultimi, di “compiere gli atti estorsivi, di controllare i settori economici monopolizzati dal sodalizio, di intimidazione dei concorrenti e di organizzazione operativa dei servizi di sicurezza dei locali notturni”. Umberto Cristello, già condannato per associazione mafiosa, secondo i magistrati della Dda di Milano, che hanno coordinato le indagini dei carabinieri di Cantù, risulta essere in possesso di una “dote” elevata, che gli sarebbe stata conferita dal fratello Rocco, ucciso il 27 marzo 2008.
Condizione utilizzata per esercitare controllo sul territorio della Locale di Seregno, assieme al cugino Carmelo. Luca Vacca qualificato come partecipe, avrebbe avuto il ruolo di gestire i servizi di sicurezza di una serie di locali notturni di Como e provincia, mentre Solari, a sua volta accusato di essere partecipe della Locale e braccio destro di Vacca, è accusato di estorsioni e atti di intimidazione. Il Giorno