Per gli altri imputati – i presunti “partecipi” Prettico e Giachino e gli accusati di concorso esterno Sorbara e Carcea – la richiesta è di confermare la sentenza di primo grado. Prossima udienza il 31 maggio.
Tredici anni e sei mesi di carcere per il ristoratore Antonio Raso. Conferma della sentenza di primo grado, pronunciata dal Tribunale di Aosta nel settembre 2020, per gli altri imputati. Vale a dire 11 anni ognuno per i dipendenti del casinò Nicola Prettico e Alessandro Giachino, accusati di associazione di tipo mafioso assieme al titolare della pizzeria “La Rotonda”, e 10 anni a testa per l’ex consigliere regionale Marco Sorbara e per la già assessora alle finanze del comune di Saint-Pierre Monica Carcea, per i quali l’imputazione è di concorso esterno nel sodalizio.
Sono le richieste di pena avanzate dal sostituto pg Giancarlo Avenati Bassi, al termine della requisitoria che ha monopolizzato l’udienza di oggi, lunedì 17 maggio, del processo “Geenna” alla Corte d’Appello di Torino. Il procedimento, frutto delle indagini condotte dal 2014 dai Carabinieri del Reparto operativo, coordinate dalla Dda del capoluogo piemontese, riguarda l’organizzazione di una “locale” di ‘ndrangheta ad Aosta, con a carico dinamiche infiltrative di varia natura (il comune di Saint-Pierre è, ancora oggi, commissariato a seguito dell’accesso antimafia effettuato).
Raso è chiamato a rispondere anche di scambio elettorale politico-mafioso. Da un episodio contestatogli, nel giudizio di primo grado, era stato assolto: per questo l’accusa, a seguito del ricorso della Dda, ha chiesto oggi una pena superiore ai 13 anni che gli erano stati inflitti in primo grado. L’udienza, iniziata lo scorso 3 maggio, è stata quindi aggiornata al prossimo 31 maggio, quando la discussione toccherà alle parti civili (si sono costituiti i comuni di Aosta e Saint-Pierre, la Regione e l’associazione Libera Valle d’Aosta) e, tempo permettendo, inizieranno le arringhe delle difese. Christian Diemoz, Aosta Sera