‘Ndrangheta a Lonate e Ferno: chiuso anche l’ultimo filone d’indagine. La Dda di Milano ha chiesto il giudizio immediato: processo al via dal 15 aprile. Si tratta dell’ultima tranche d’indagine che lo scorso 3 settembre aveva portato all’arresto di 11 persone: Michele Pagliari, 51 anni di Lonate Pozzolo, Giovanni Vincenzino, 55 anni di Samarate, Riccardo Lazzari, 39 anni di Terni, Cataldo Casoppero, 59 anni già detenuto a Voghera, Nino Cagliostro, 51 anni di Lonate Pozzolo, Simone Lento, 31 anni di Lonate Pozzolo, Gianluca Crisafulli, 25 anni di Lonate, Michele Di Novara, 48 anni di Lonate, Giuseppe Di Novara, 47 anni di Solbiate Olona, Giovanni Lillo, 48 anni di Olgiate Olona e Francesca Rispoli, 31 anni di Olgiate Olona, figlia del boss della locale Legnano-Lonate Vincenzo Rispoli nonché moglie di Lillo stesso.
Le accuse contestate
Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, estorsione, rapina, spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco clandestine ed alterate, tra cui un potente esplosivo, incendio doloso, minaccia aggravata, favoreggiamento personale. Condotte tutte aggravate dal metodo mafioso perché commesse, dicono gli atti «Al fine di agevolare le attività consortili della locale di ‘ndrangheta di Legnano – Lonate Pozzolo». Si tratta della naturale prosecuzione delle operazioni Atlantic, che a Lonate Pozzolo ha permesso di smantellare un vasto giro di spaccio, “autorizzato” da Emanuele De Castro, braccio destro del boss Vincenzo Rispoli, e Krimisa, che nel luglio 2019 ha portato all’arresto di 34 persone (tra le quali anche De Castro e Rispoli).
Gli agenti della polizia locale
Tra gli indagati a piede libero l’inchiesta ha coinvolto anche due ufficiali dell’Unione della polizia locale di Lonate e Ferno. Si tratta di Roberto Filadoro, ex comandante facente funzione del comando di polizia locale, e di Enzo Ermeti, commissario dello stesso comando. Per il gip il loro coinvolgimento (nell’ordinanza si parla di rivelazione di segreto istruttorio a favore di Antonio e Cataldo Casoppero) prova «La capacità della locale indagata di instaurare con le istituzioni rapporti di connivenza». Contestata anche una spedizione punitiva organizzata da Francesca Chicca Rispoli a Malta nel gennaio 2020 nei confronti di un imprenditore edile per il quale “la famiglia” aveva eseguito alcuni lavori in nero non ricevendo, secondo i Rispoli, il compenso pattuito.
Spedizione punitiva a Malta
Del violentissimo pestaggio si incaricano, stando a quanto ricostruito dall’accusa, i fratelli Giuseppe e Michele Di Novara, zii della donna che dopo l’arresto del padre e del fratello avrebbe preso in mano le redini della situazione pur mantenendo sempre i contatti con loro, e Giovanni Lillo, compagno di “Chicca”. L’imprenditore edile fu raggiunto a Malta dal commando punitivo, Giuseppe Di Michele riferirà puntualmente alla nipote che la vittima dell’aggressione era stata «massacrata», tanto che a terra c’erano «denti e sangue», ha pagato caro l’affronto. L’ordine di Francesca Rispoli ai congiunti, sempre secondo quello ricostruito dagli inquirenti, era quello di non tornare, e non smettere di picchiare, sino a quando l’imprenditore aggredito in una «Strada buia», non avesse pagato tutto il dovuto. E così è stato, con Lillo che a detta di Di Novara è «uscito come Kenshiro, l’ha spaccato otto volte», sino a quando la vittima non ha saldato tutto tra contanti e bonifici. Il 15 aprile si aprirà il processo davanti ai giudici dell’ottava sezione penale del Tribunale di Milano. Malpensa24