Ancora un annullamento della Suprema Corte ottenuto da Giulio Lampada, l’imprenditore di origini reggine, che sta scontando ai domiciliari, una condanna per associazione mafiosa a 14 anni e 4 mesi di reclusione.
La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del difensore di Lampada, l’avvocato Giuseppe Nardo, ha annullato l’ordinanza della Corte d’Appello di Milano che aveva rigettato l’istanza di ricusazione dei giudici della sezione misure di prevenzione della stessa Corte d’Appello, che devono pronunciarsi sulla legittimità del procedimento di confisca avviato dal tribunale milanese sul patrimonio di Lampada, accumulato in Lombardia e ritenuto illecito dalla Procura antimafia.
Lampada, imprenditore originario di Archi, si trasferì a Milano alla fine degli anni ’90, dove costruì un impero economico nel campo della ristorazione e del gioco d’azzardo. Nel novembre 2011 venne arrestato nell’ambito dell’operazione Infinito. Arrestato poichè ritenuto il capo di una associazione a delinquere di stampo mafioso operante nel territorio di Milano, quale espressione della cosca Condello. Della quale avrebbe riciclato un enorme flusso di capitali, investiti, in particolare nel lucroso mercato delle slot machine.
Tra i beni oggetto di confisca anche la villa dove Lampada sta scontando dal 2015 ai domiciliari la condanna inflitta nel 2012, per la quale è ancora in corso una battaglia giudiziaria per i diversi annullamenti in Cassazione. E per le revisioni del giudicato e della consequenziale applicazione della misura di prevenzione. La Corte d’Appello di Milano dovrà pronunciarsi nuovamente a fronte di questo nuovo annullamento. Calabria7