La Dia e i Carabinieri confiscano 5 milioni di euro a Giacomo Marchio, imprenditore del mantovano ritenuto contiguo alla ‘Ndrangheta.
Rigettato il ricorso al decreto di sequestro e confisca
La Corte d’Appello di Brescia ha rigettato il ricorso al decreto di sequestro e confisca, emesso nel 2018 da quel Tribunale, su proposta del Direttore della DIA, nei confronti dell’imprenditore edile Giacomo Marchio, 45enne originario della provincia di Crotone, ma da anni residente a Curtatone (MN).
L’originario provvedimento era scaturito da indagini svolte dalla DIA di Brescia e dai Carabinieri del Comando Provinciale di Mantova, coordinate dalla DDA bresciana, che avevano consentito di dimostrare la pericolosità sociale del Marchio, non solo in relazione ai gravi fatti di usura per i quali era stato condannato in via definitiva nel 2013, ma soprattutto per la sua accertata contiguità alle cosche ‘ndranghetiste insediatesi nella Lombardia orientale, rilevata nell’ambito dell’operazione “Pesci”, in cui venne condannato in secondo grado alla pena di 2 anni per favoreggiamento personale.
Confiscati 5 milioni a Giacomo Marchio
Gli accertamenti finanziari avevano, invece, fatto emergere la netta sproporzione tra i redditi dichiarati rispetto al patrimonio accumulato negli anni. L’odierna confisca ha riguardato, nello specifico, quote di società e relativi compendi aziendali, 48 immobili in provincia di Mantova (22 appartamenti, 1 magazzino, 22 garage e 3 terreni), 11 immobili in provincia di Crotone (6 appartamenti, 3 fabbricati, 1 magazzino ed 1 garage), ed altri 7 immobili (3 appartamenti, 1 magazzino e 3 garage) di proprietà dell’imprenditore e dei familiari, nonché un’autovettura e numerosi rapporti finanziari, per un valore complessivo stimato in oltre 5 milioni di euro. Giornale di Mantova