ll locale del centro finisce nuovamente nel mirino del prefetto: cambiano gli assetti societari, ma a comandare sono sempre gli stessi
Sprtitz con il retrogusto amaro della ‘ndrangheta. Per questo il bar vista lago, simbolo della movida cittadina, è stato chiuso per la seconda volta. A ordinare la serrata del Cermenati dell’omonima piazza Mario Cermenati di Lecco, proprio sul lungolario, è stato il «prefetto antimafia» Michele Formiglio, che ha emesso una interdittiva ai titolari della Cucumber che gestiscono lo storico locale, che, tra sorella, cugina, genero, nipoti, è stato anche di proprietà dei familiari del boss Franco Coco Trovato, che, a 72 anni superati, sta scontando l’ergastolo in un carcere di sicurezza.
Il timore è che, pur cambiando nomi, quote, assetti e società, in una sorta di gioco delle tre carte, a comandare dietro il bancone siano sempre loro e che l’attività possa essere utilizzata come una specie di lavatrice dei denaro sporco per ripulire o riciclare soldi incassati non certo da espressi, cappuccini, prosecchi e aperitivi. «Prosegue l’impegno a tutela dell’economia locale contro ogni tentativo di infiltrazione degli affiliati alla criminalità organizzata nel tessuto economico e produttivo della provincia – spiegano in una nota dal palazzo di governo di corso Promessi Sposi -. Nei giorni scorsi il prefetto ha adottato un nuovo provvedimento interdittivo antimafia nei confronti della società Cucumber dopo approfondita istruttoria svolta dai componenti del gruppo interforze antimafia». Gli accertamenti sono stati svolti in particolare dagli investigatori del colonnello Claudio Arneodo, vicecomandante provinciale e comandante del Reparto operativo della Benemerita provinciale, che fa parte del pool antimafia lecchese, a cui partecipano pure il commissario capo comandante della Mobile Danilo Di Laura, il tenente colonnello Antonio Gorgoglione comandante del Nucleo di Polizia economico-fianziaria della Finanza e un investigatore della Dia di Milano. Ieri da Palazzo Bovara, cui fanno capo le licenze commerciali, non hanno così potuto far altro che recepire e notificare il provvedimento interdittivo, che comporta, senza alcuna altra possibilità, la decadenza della licenza e l’inibizione immediata della prosecuzione dell’attività, cioè l’istantanea chiusura.
Ricostruire tutte le modifiche attuate, probabilmente proprio per rendere più difficili i controlli e per cercare di cancellare i collegamenti con il passato, non è stato semplice. L’amministratore unico della Cucumber e quindi del Cermenati attualmente è il 23enne Cristian Albini: la sua «scalata» ai vertici della Srl appare abbastanza anomala, perché prima è stato apprendista, poi dipendente, quindi socio e infine appunto numero uno dell’attività. Preoccupano anche i suoi precedenti penali per diversi reati come rapina, minaccia, armi e le sue frequentazioni «pericolose» con spacciatori e pregiudicati. Alla società partecipa anche il suo coetaneo di Moggio Federico Gualtiero, fratello più giovane del 41enne di Malgrate Marco Padovani a capo della Laureande, contro cui nel marzo 2017 era già stata emessa una interdittiva antimafia, perché la licenza era stata acquisita nel 2013 da un’altra società ancora direttamente riconducibile alla figlia della 62enne Giuseppina Coco, cugina del «capo dei capi» della ‘ndragheta lecchese, e moglie di Salvatore Salvo Marinaro, pure lui arrestato durante la retata di Wall Street e finito nelle successive inchieste giudiziarie. Nel 2017 il Cermenati, chiuso tra l’altro solo dopo più di due mesi dalla firma dell’interdittiva, era stato riaperto nel giro di un paio di settimane, in seguito all’istituzione di una nuova società diversa, con un tempismo quanto meno singolare. Daniele de Salvo, il Giorno