Fermato per strada in un controllo anti-Covid, l’uomo ha insospettito gli agenti del commissariato di Rho e della squadra Mobile che hanno perquisito l’abitazione e i suoi box: trovate oltre 50 pistole e fucili, alcune armi anche di fabbricazione militare
Le armi erano nascoste ovunque, dentro ai box stipati di oggetti e cianfrusaglie. Seminate come in una incredibile caccia al tesoro dove il bottino, però, potrebbe regalare ancora parecchie sorprese. Perché sono in corso le analisi della balistica su pistole, mitra e fucili sequestrati per capire se si tratta di armi usate in passato per commettere agguati e omicidi. Quel che è certo, intanto, è che c’è un uomo finito in manette con l’accusa di detenzione di armi e munizioni, anche da guerra. Si tratta di un odontotecnico di 60 anni di Lainate, Giuseppe Di Liddo, 61 anni, nato a Milano e titolare del laboratorio di protesi dentarie «Di Liddoservice» nella stessa cittadina. Un (quasi) insospettabile, visto che nel 2012 era già finito nei guai per ché dopo un controllo a casa sua, partito da una soffiata, i poliziotti del commissariato di Rho avevano trovato molte più armi rispetto a quelle che aveva dichiarato di collezionare. Due anni dopo la Prefettura aveva revocato la sua licenza per la detenzione.
Le armi sequestrate nella notte tra venerdì 2 e sabato 3 aprile a casa sua e in alcuni garage che aveva a disposizione, superano qualsiasi ipotesi di «collezionismo» e anzi, adesso, gli investigatori della squadra Mobile, diretti da Marco Calì, sospettano scenari ben più importanti. Una simile quantità d’armi — 43 pistole complete, 13 fucili e una mitragliatrice Beretta Mab da guerra — lascia pensare al coinvolgimento dei clan mafiosi che proprio nel traffico d’armi traggono una delle principali forme di guadagno, insieme a droga, usura e riciclaggio. La zona, poi, è da sempre al centro di indagini sulla presenza, e l’ormai storico radicamento, della ‘ndrangheta nel Milanese. Il mistero però è aperto. Di Liddo è stato fermato nel pomeriggio di venerdì a Nerviano da una volante del commissariato di Rho impegnata nei controlli sul rispetto delle norme anti Covid. Il 61enne era in macchina, ma i poliziotti hanno notato che trasportava uno strano involucro a forma di pistola. All’interno una semiautomatica Tanfoglio calibro 9 per 21 con la matricola abrasa. Non una semplice pistola reperibile sul mercato «clandestino» delle armi.
La cancellazione della matricola era stata fatta con cura, come raramente gli investigatori hanno avuto modo di osservare, segno dell’opera di professionisti del settore. A quel punto gli agenti hanno avvertito i colleghi della Mobile e il pm Paolo Storari. La successiva perquisizione a Lainate nella casa e nei box di Di Liddo ha permesso si scoprire, pezzo per pezzo, l’intero arsenale. Un lavoro durato fino alle primo ore del mattino: oltre alle 59 armi complete, i poliziotti hanno trovato e sequestrato un centinaio di parti di arma (otturatori, canne e castelli), 27 coltelli e spade e più di 2 mila proiettili di vario calibro. Cesare Giuzzi, Corriere.it