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La scalata dei gelesi a Cosa nostra di Milano, ricostruiti 6 omicidi di mafia

Posted on Ottobre 31, 2013Maggio 18, 2021

osa nostra palermitana e gelese andavano a braccetto anche in Lombardia. I giudici della corte d’Assise d’Appello di Milano sono chiamati a giudicare 19 mafiosi ritenuti responsabili di sei omicidi ed un tentato omicidio commessi nel Milanese tra il 1987 ed il 1992.

Vecchie storie di mafia, che assumono un contorno diverso dopo le ultime collaborazioni. E rischiano una condanna all’ergastolo pezzi da novanta come Totò Riina, Giovanni Brusca e i fratelli Rinzivillo. Ieri il procuratore generale Pietro De Petris la conferma delle condanne per gli omicidi di Gaetano Carollo (6 giugno 1987), e Alfio Trovato (2 maggio 1992), mentre la conferma delle assoluzioni per i delitti del palermitano di Vincenzo Di Benedetto (20 novembre 1987), e dei Cristoforo Verderame (30 ottobre 1988), Carmelo Scerra (15 giugno 1989), e Carmelo Tosto (3 ottobre 1990). Il prossimo 6 novembre l’accusa formulerà nel dettaglio le sue richieste e le due udienze successive saranno riservate al pool di difensori. Nel corso dell’udienza di ieri la corte ha anche acquisito i verbali del pentito gelese Rosario Vizzini.

Gaetano Carollo e Vincenzo Di Benedetto vennero uccisi per ordine di Madonia. Salvatore Faccella, ex killer di Cosa nostra e oggi pentito, “quello che voleva rifare Riina era riportare Milano sotto Cosa Nostra, come era una volta quando c’era Luciano Liggio.

Il trentaduenne Cristoforo Verderame il 2 ottobre del 1988 fu freddato davanti alla scuola materna e media Enrico Fermi di Borgolombardo con quattro colpi di pistola, tre al torace e uno alla nuca, calibro 38 e 7.65.

Carmelo Scerra, camionista appartenente alla stidda, fu ucciso nel 1989 a Milano. Fu ritenuto colpevole di favorire la stidda. Accusato di trasportare a Gela con i suoi camion armi e droga, viene ucciso perché si poneva in contrasto con gli interessi della cupola. Carmelo Tosto, uomo di cosa nostra di Gela, venne ucciso invece da persone appartenenti alla sua stessa famiglia. Lo freddarono Rozzano nell’ottobre del 1990 sicari suoi conoscenti che si recano a casa sua, gli citofonano, lo fecero scendere in cortile e lo crivellano di colpi. Fino ad ora questi episodi, a livello investigativo erano rimasti tutti scollegati fra loro. Fabrizio Parisi, Quotidiano di Gela

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