«E’ quantomeno allarmante che gli ultimi tre presidenti della Regione autonoma Valle d’Aosta – e si rammenta che in Valle d’Aosta il presidente della Regione ha anche attribuzioni prefettizie – si incontrino, anzi cerchino addirittura i due fratelli Di Donato, che in una piccola comunità come quella valdostana sono unanimemente riconosciuti appartenenti alla criminalità organizzata calabrese, o meglio sono identificati appartenenti alla famiglia Nirta». E’ un atto d’accusa che lambisce la stessa architettura istituzionale della Valle, unica regione in Italia a sovrapporre il ruolo di prefetto (nel resto del Paese organo monocratico dell’amministrazione statale con funzione di rappresentanza governativa a livello provinciale, nominato con decreto del presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei ministri e su proposta del ministro dell’Interno) con quello di capo del governo regionale.
Nell’annotazione dei carabinieri messa agli atti dal pubblico ministero torinese Stefano Castellani nell’ambito dell’inchiesta Egomnia sui tentativi di condizionamento da parte della ‘ndrangheta nelle elezioni regionali 2018, si legge che «i fratelli Marco Fabrizio e Roberto Alex Di Donato, che durante l’indagine Geenna sono risultati essere ai vertici del “locale” di ‘ndrangheta di Aosta, nel corso della campagna elettorale sono stati cercati o si sono incontrati con ben tre ex presidenti della Regione autonoma: nella fattispecie – si legge nelle carte prodotte dai carabinieri – Laurent Viérin, Augusto Rollandin e Pierluigi Marquis».
L’annotazione dell’Arma, in realtà, risale all’agosto 2018, cioè prima che Antonio Fosson diventasse presidente. Ma anche per Fosson gli atti parlano di contatti con personaggi considerati vicini ai Di Donato, a partire da Tonino Raso ma anche Giuseppe Petullà, che gli inquirenti definiscono «da sempre politicamente legato» a Fosson. Nell’annotazione dei carabinieri si legge che «Fosson saluta Petullà chiamandolo sempre “capo” e sembra incredibile che un semplice anziano pensionato di origine calabrese possa influenzare, ed anzi dettare, la linea politica di un ex senatore della Repubblica italiana e assessore regionale», attualmente presidente della Regione, con il quale il numero di presidenti-prefetti citati nell’inchiesta Egomnia sale quindi a quattro. Daniele Mammoliti, La Stampa.it