«Tra il 2019 e il 2020 sono state emesse, in materia di mafie, circa 200 misure cautelari relative a persone vicine alla ‘ndrangheta nella zona del Garda e alla camorra nel Veneziano orientale». Lo ha detto il procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Venezia Bruno Cherchi in audizione oggi alla Commissione parlamentare antimafia. Sull’attività di inchiesta Cherchi ha rilevato come «i provvedimenti sono stati confermati sia dal Tribunale del Riesame che dalla Corte di Cassazione, tanto che numerosi processi sono in corso e in fase dibattimentale con il ricorso, per chi lo ha chiesto e ottenuto, al rito abbreviato».
Da parte di Cherchi c’è il rammarico «dell’assenza di segnalazioni da parte della categorie economiche». Per il Procuratore l’attività prosegue: «Dal Veronese e dal Veneziano si è passati anche al Padovano, dove si sta andando a processi, mentre indagini con rilevanti risultati sono in corso nel Bellunese». Il reato prevalente è quello del riciclaggio di denaro. Nel ricostruire la propria attività Cherchi ha ricordato che ha spostato la responsabilità della Dda veneziana in capo a sé, ha rimodulato i magistrati dell’ufficio così come è stata svolta una stretta attività con gli organismi di polizia giudiziaria con riunioni con i vertici di Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia.
«Il traffico di sostanze stupefacenti in Veneto è in grande sviluppo – ha dichiarato Cherchi alla commissione parlamentare antimafia – in particolare il traffico è gestito da soggetti di etnia albanese e in modo minore da nigeriani». «Per contrastarlo – ha spiegato – è stata creata una squadra a livello europeo, in particolare con l’Olanda per il traffico di cocaina». Per Cherchi pesa la difficoltà di coordinamento per il diverso ordinamento giudiziario dei Paesi che partecipano a questa attività. Il Gazzettino.it