Tommaso Pizzo, 54enne siciliano che nelle ipotesi della Procura era il titolare di tre aziende “cartiere”, rinuncia al rito alternativo. L’uomo, condannato 4 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso per il suoi legami con i casalesi della Venezia orientale, affronterà il processo il 19 luglio del 2022
Ha preferito andare a dibattimento Tommaso Pizzo, 54enne di Marsala, l’uomo che, secondo le ipotesi della Procura di Treviso, sarebbe stato “il braccio operativo” del giro di fatture false organizzato da Luigi Marcuzzo, 70enne fiscalista di Oderzo a sua volta rinviato a giudizio (il processo si farà il 21 dicembre del 2021, il suo legale è Fabio Crea).
Pizzo, difeso dall’avvocato Susanna Cesaro del Foro di Venezia, ha infatti rinunciato al processo in abbreviato che sarebbe dovuto svolgersi oggi, giovedì 3 giugno, per affrontare i giudici il 19 luglio del 2022. Il 54enne, attualmente all’obbligo di dimora presso il suo comune in Sicilia, era stato indagato a Treviso per aver materialmente confezionato false fatture che avrebbero consentito ad imprenditori della Marca di mettere a bilancio passività fittizie, documenti contabili dell’importo complessivo che si aggira attorno al centinaio di migliaia di euro emessi in favore di una serie di aziende delle zone di Mansuè, Oderzo e Motta dalla Engeneering di Scorzé, la Fer-Consulting con sede a Zero Branco e la Biorisorse di Ponte di Piave, tutte di proprietà di Pizzo e tutte, secondo le accuse, risultate delle imprese “cartiera“. Se il siciliano era il braccio che consentiva di mettere a bilancio passività fittizie, la mente di tutto sarebbe stato però Luigi Marcuzzo.
Pizzo è stato condannato a 4 anni nell’ambito del processo, a Venezia, sulla cosiddetta “mafia del litorale”. L’operazione, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lagunare che aveva smantellato il clan camorristico affiliato ai casalesi attivo nella costiera adriatica, vedeva il 54enne accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Nel 2014 salì agli onori della cronaca per un falso allarme bomba al Tribunale di Treviso. Denis Barea, Trevis Today