Era ricoverato in clinica, come tredici anni fa quando venne scovato alla Maugeri. Dopo 9 anni di detenzione e la scarcerazione era riuscito nuovamente a fuggire
I carabinieri lo hanno arrestato in una clinica di Lisbona dove era ricoverato per Covid. Così come era accaduto nel settembre del 2008, quando i Ros lo avevano scovato a Pavia, alla Maugeri, nella quale era riuscito a farsi assistere, sostituendo la propria identità con quella di un paraplegico di Vibo Valentia.
La nuova latitanza di Francesco Pelle, 43 anni, boss della ’ndrangheta condannato all’ergastolo per la strage di Natale del 2006 a San Luca, è finita ieri dopo il blitz del Reparto operativo speciale nell’Hospital de Sao José della capitale portoghese. «Ciccio Pakistan», come è soprannominato, era riuscito a fuggire nel luglio del 2019 violando l’obbligo di dimora al quale era sottoposto a Milano, proprio in attesa della sentenza definitiva della Cassazione sulla strage del 2006: dopo 9 anni di reclusione e un annullamento con rinvio della Cassazione, nel 2017, Pelle era stato scarcerato per decorrenza termini.
Una fuga continua, quella di Pelle, nonostante che dal 2006 il boss – inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia – sia costretto su una sedia a rotelle: il 31 luglio di quell’anno fu infatti il bersaglio di un agguato a colpi di fucile mentre era sul balcone di casa, insieme al figlio appena nato che teneva in braccio. I proiettili raggiunsero la spina dorsale e il boss rimase paralizzato. Pelle però ha continuato negli anni a dirigere la potente cosca mafiosa e proprio per vendicarsi dell’agguato subito ordinò la cosiddetta strage di Natale nella quale venne uccisa Maria Strangio, la moglie del boss rivale Giovanni Luca Nirta, e quattro persone tra cui un bambino rimasero ferite.Il successivo capitolo, stavolta conclusivo, di quella che è nota come la faida di San Luca ebbe come scenario Duisburg, in Germania, a Ferragosto del 2007: sei persone ritenute vicine alla cosca Pelle-Vottari rimasero uccise. Pelle era già all’epoca irreperibile per sfuggire alla vendetta dei Nirta-Strangio, riuiscì a evitare la cattura nell’ambito dell’operazione «Fehida» della Dda di Reggio Calabria. La sua prima latitanza finì proprio a Pavia nel 2008 a Pavia dove era ricoverato nel reparto di Neuroriabilitazione della Maugeri. Quindi, dopo l’arresto e i nove anni di detenzione, la scarcerazione e la nuova fuga nel 2019.
Coordinati dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto della Dda Alessandro Moffa, i carabinieri da tempo avevano raccolti che indirizzavano le ricerche di Pelle verso il Portogallo. «Per noi non è mai cessata la ricerca del latitante», commenta Bombardieri che ha sottolineato anche l’importanza del progetto «I-Can»: «Ringrazio per il lavoro svolto i Carabinieri di Reggio Calabria e di Locri che, grazie anche al supporto di I-Can dell’Interpol, non hanno mai smesso di cercare il latitante dopo che aveva fatto perdere le tracce subito dopo il passaggio in giudicato della sua condanna all’ergastolo. Importante è stata la collaborazione della Polizia giudiziaria portoghese che ringrazio, e che ancora volta dimostra come il contrasto alla ’ndrangheta non può che passare dalla via della cooperazione tra autorità giudiziarie e polizie giudiziarie dei vari Paesi europei ed extraeuropei attese le proiezioni della ’ndrangheta stessa in tutto il mondo». Ora si indagherà sulla rete di fiancheggiatori che ha permesso a Pelle di fuggire dall’Italia e rimanere latitante fino a ieri.— Luca Simeone, La Provincia Pavese