L’attuale presidente del Duc e il garante dei detenuti di Busto hanno testimoniato nel processo che vede imputato anche l’ex-consigliere comunale Paolo Efrem, eletto con Busto Grande
Matteo Tosi, garante dei detenuti di Busto Arsizio, e Matteo Sabba, presidente del Distretto del Commercio cittadino, sono stati ascoltati quest’oggi, martedì, nell’ambito del processo nei confronti di Paolo Efrem, consigliere comunale della lista Busto Grande, con l’accusa di false fatturazioni con l’aggravante di aver favorito la ‘ndrangheta.
Tosi e Sabba, infatti, sono tra i fondatori della lista Busto Grande che alle elezioni del 2016 appoggiò l’elezione dell’attuale sindaco Emanuele Antonelli. Di quella lista faceva parte anche Efrem, entrato in consiglio comunale proprio al posto di Matteo Tosi che si era dimesso per seguire l’incarico che gli era stato affidato, con un’ottantina di preferenze.
Proprio quei voti sono stati al centro della discussione. Secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Silvia Bonardi, una parte sarebbero stati ottenuti grazie al legame con il coimputato Daniele Frustillo, considerato uomo a disposizione della locale di Legnano-Lonate Pozzolo al cui vertice c’è Vincenzo Rispoli (anche lui a processo col fratelli Raffaele e con il genero Giovanni Lillo).
I due, chiamati a testimoniare dai difensori di Efrem (Antonio D’Amato e Luigina Pingitore), hanno spiegato come è nata la lista e come è stata finanziata, escludendo l’appoggio di esponenti delle cosche. Una campagna elettorale low cost, costata nell’ordine delle centinaia di euro – secondo quanto riferito dai due esponenti della lista.
L’accusa a Efrem arriva da Matteo Molinari, imprenditore bustocco che aveva un’azienda di trattamento rifiuti in provincia di Como (la Smr Ecologia), finita al centro di più inchieste sul traffico illecito di rifiuti da parte della Dda di Milano. Secondo quanto raccontato dallo stesso Molinari nei verbali vergati dai pm milanesi, dichiarazioni alla base di questo processo come di altri, nel giro di poco tempo l’impianto che conduceva è finito interamente nelle mani di esponenti dei clan (prima di Rispoli e poi di Angelo Romanello, altro esponente delle ‘ndrine calabresi al nord).
La società di Paolo Efrem avrebbe fornito fatture per prestazioni inesistenti con l’intento di giustificare i travasi di capitale da Molinari a Frustillo (che era dipendente stipendiato da Molinari, ndr), con la complicità dell’ex-consigliere comunale. Con quei soldi Frustillo avrebbe finanziato diversi viaggi dei familiari di Rispoli (appartenenti alla famiglia Farao) che venivano spesso in visita ai parenti nelle carceri della zona. In qualche caso Efrem avrebbe anche svolto il ruolo di autista a favore dei familiari di Rispoli. Orlando Mastrillo, VareseNews