Il pm Alessandra Cerreti ha notificato in aula l’avviso di conclusione indagini durante l’udienza del processo ad alcuni fiancheggiatori della ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo. Tra questi anche l’avvocato Francesca Cramis che replica: «Accusa infondata»
Tra coloro che avrebbero aiutato Emanuele De Castro e suo figlio Salvatore, entrambi condannati per la loro appartenenza alla Locale dell’ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo (Varese) a distogliere il capitale dalle casse della loro societa’ (oggi sottoposta a confisca), dopo il loro arresto ci sarebbe anche l’avvocato Francesca Cramis, che all’epoca difendeva proprio i De Castro.
La notizia è stata diffusa dall’Ansa e poi confermata dalla notifica in aula da parte del pubblico ministero Alessandra Cerreti durante l’udienza in corso in Tribunale a Busto Arsizio per lo stralcio bustocco del processo Krimisa. Insieme alla nota penalista bustocca sono accusate quattro persone tra le quali lo stesso Emanuele De Castro, l’ex-moglie, Francesco Spataro e il commercialista Gianpaolo Laudani. Per tutti l’accusa è favoreggiamento in concorso con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione mafiosa.
«L’avvocato Francesca Cramis, dopo il loro arresto, contattava Giampaolo Laudani (il consulente del lavoro dei De Castro che oggi difendeva in aula a Busto Arsizio, ndr) – si legge nelle carte giudiziarie – per suggerire lo svuotamento del conto corrente intestato alla società Malpensa Car Parking, al fine di sottrarlo ad eventuali provvedimenti coercitivi dell’autorità giudiziaria».
Laudani, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe convocato la ex compagna di De Castro «spiegandole che il denaro doveva essere distribuito a più persone» e «prestando la propria opera professionale finalizzata alla ripartizione». A quel punto il cognato di De Castro, titolare del 60% delle quote societarie, avrebbe distratto del denaro giustificandolo con pagamenti gestionali gonfiati. Altre tre persone si sarebbero rese inoltre disponibili quali destinatarie di alcuni pagamenti ingiustificati e, secondo il pm, finalizzati alla distrazione di capitale.
La replica dell’avvocato Cramis non si fa attendere: «Ieri 16.09.2020 alle ore 18,30 di sera mi è stato notificato, in veste di indagata, avviso ex art. 415 bis c.p.p. emesso in pari data dalla Procura di Milano a firma Cerreti e Vassena relativo ad accadimenti asseritamente avvenuti tra il 15 e 20 ottobre 2018. Incolpazione assolutamente infondata. Appare evidente come tale notifica sia stata artatamente emessa ed eseguita al fine di zittire questo scomodo difensore alla vigilia della discussione nel processo Krimisa dinanzi al Collegio di Busto Arsizio. Ulteriore riprova della volontà di “escludermi” da tale processo è data dall’eccezione di incompatibilità sollevata in data odierna in aula dalla Cerreti e puntualmente rigettata dal Collegio.
Stante tale palese acredine nei miei confronti, aspetterò di dimostrare la pretestuosità dell’accusa dinanzi al GUP, ritenendo di nulla avere a giustificare agli inquirenti. Da ultimo, ma non per importanza, mi rammarico profondamente di essere stata costretta a dover rinunciare, per correttezza professionale, pur non essendo necessario stante la pronuncia del Collegio, alla difesa dell’imputato che, nonostante la presenza del più che valido codifensore, suo malgrado, è rimasto gravemente penalizzato da quanto occorso».