Patto tra l’assessore Rosso e boss per 7900 euro: e nelle intercettazioni spunta anche la Tav
Scambi di voti e accordi nel cuore della città. In manica di camicia e con immancabili sorrisi, Rosso incontra i suoi intermediari, in contatto con gli emissari della ’ndrangheta, in piazza San Carlo. Tutto alla luce del sole. Lì attorno, appostati, ci sono anche gli investigatori della Guardia di Finanza che scattano fotografie, annotano dettagli sospetti, intercettano telefonate. Ecco il volto nascosto della politica.
Il primo contatto tra il lato oscuro della criminalità e Rosso risale al 14 maggio 2019. Mancano poco più di dieci giorni alle elezioni. I boss vogliono chiedere 50 mila euro ma si rendono conto che «c’è troppo poco tempo». Lui, tra i leader regionali di Fratelli d’Italia, smania di vincere. La città è tappezzata con la sua faccia sorridente. Le pretese scendono a 15 mila. Raggiungono Rosso nel suo ufficio elettorale di via Alfieri a Torino. «L’accordo preelettorale prevedeva voti in cambio di una cospicua somma di denaro ammontante in un primo momento a 2.900 euro a cui sarebbe seguito saldo dopo il voto». A urne chiuse però Rosso cerca di tirarsi indietro, si è accorto, probabilmente, che non sono arrivate le preferenze attese. E non vuole pagare «quei buffoni, cacciapalle». A Carmagnola, dove sarebbero attive queste propaggini di ’ndrangheta, Rosso riceverà appena 27 voti.
Adesso è in carcere con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso.È venuto in contatto con Onofrio Garcea, esponente della cosca Bonavota, residente a Genova e con diffusi interessi a Torino, in particolare a Carmagnola, dove nei mesi scorsi si era già abbattuta la scure dell’antimafia con un’ondata di arresti. Di sicuro la politica è tra gli interessi «dell’esponente di ’ndrangheta». Lui è amico di Francesco Viterbo, ha una relazione sentimentale con Chiara Garcea. Dalle telefonate intercettate dalla Finanza, Onofrio si sarebbe interessato non poco alle elezione regionali dello scorso 26 maggio. Oltre ai contatti con Rosso, si sarebbe interessato a curare la campagna elettorale di Domenico Carcea, fratello di Chiara, candidato alle regionali ma non eletto. Domenco, 43 anni, iscritto a Forza Italia, è capogruppo nella Circoscrizione 6 di Torino.
Ma leggendo gli atti dell’inchiesta emergono altri scenari. Lo scorso febbraio i finanzieri intercettano una telefonata tra Francesco Viterbo e Onofrio Garcea. Il primo, annotano gli investigatori, informa il secondo di aver avuto un incontro elettorale a Nichelino, con «4 o 5 onorevoli di Forza Italia. Viterbo racconta di aver parlato con l’onorevole Osvaldo Napoli e Maurizia Bertoncino candidata alle europee con Più Europa, con i quali hanno discusso di «dover prendere il paese in mano», facendo riferimento alle elezioni amministrative del Comune di San Gillio, e che i lavori presso il cantiere Tav di Chiomonte devono proseguire. Garcea e Viterbo sono stati arrestati ieri.
Dagli atti dell’inchiesta, coordinata dall’Antimafia Torinese, dai pm Monica Abbatecola e Paolo Toso, emerge che Roberto Rosso, prima delle elezioni ha avuto anche rapporti, non qualificati però come reato elettorale, con Franco Violi, di Volpiano, uomo considerato dai carabinieri del Ros vicino alla pericolosa enclave mafiosa degli Agresta, appena azzoppata dall’operazione Cerbero. E con Cosimo Curiale «persona gravata da allarmanti precedenti di polizia», amico di Rosso, ex assessore al Comune di Santena, finito nei guai per una mazzetta. Curiale si dà da fare per aiutarlo nella campagna elettorale.
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A margine della politica ci sono gli affari. I riciclaggi, le speculazioni immobiliari. Come la vendita della villa di Moncalieri, in strada Maiole 71, che era del giocatore juventino Arturo Vidal. La finanza ha sequestrato la villa e altri beni. Auto di lusso, conti correnti, contestando reati fiscali per 16 milioni di euro. Al centro di questo intreccio di affari c’è Mario Burlò, 46 anni, di Moncalieri, imprenditore nel ramo arrestato ieri con l’accusa di concorso esterno. — La Stampa